Abbiamo parlato di rieducazione posturale in generale, ma ora entriamo più nello specifico.
Esistono molti metodi ed approcci posturali, ma di sicuro le scuole di Mézières e Souchard (o RPG) sono le più conosciute.
Dopotutto si parla di quasi 50 anni di storia e studi!

Perché parlare assieme di Mézières e Souchard?
Il motivo è semplice: sono stati maestra ed allievo.
Se la dott.sa Mézières ha avuto l’“intuizione geniale”, il dott. Souchard l’ha colta e sviluppata secondo la sua sensibilità.
Insomma, parliamo di due rami dello stesso albero. Con differenze sostanziali, certo, ma con una base comune.
E questa è ciò su cui ci soffermeremo, perché le differenze sono più “tecniche”, ed analizzandole ne nascerebbe una discussione orientata più ai professionisti.
Forma e funzione, la rivoluzione
L’innovazione probabilmente più importante portata dalla dott.sa Mézières è stata questa: invertire la correlazione tra forma e funzione.
La logica dominante in quel periodo (ma valida tutt’ora) era che la forma segue la funzione.
Ossia se ho un problema, un dolore, una lesione, la forma ne sarà affetta. Intendendo come forma il modo in cui mi pongo rispetto allo spazio, in cui mi muovo, in cui sostanzialmente vivo: la postura.
Il cambio di prospettiva, per quanto banale possa sembrare a posteriori, è enorme: se la forma è sbagliata, la funzione ne sarà affetta.
Se la mia postura è sbagliata, il corpo non potrà funzionare bene. E da qui nascerà la lesione.
È doveroso parlare di rivoluzione, perché per un clinico o un terapista il passaggio è dalla notte al giorno, nel senso che cambia completamente il bersaglio del proprio lavoro.
Nel primo caso mi concentro sul guarire la funzione, e la forma verrà da sé.
Nel secondo mi concentro sulla forma, perché anche se curassi la funzione, non trattandola il problema si ripresenterebbe.
Una terapia “causale”
L’obiettivo non è più curare il sintomo, ma la causa. Perché, come disse la dott.sa Mézières,
“Il male non è mai la dove si manifesta”, citazione
Perché il sintomo è, per definizione, solo un sintomo, è la manifestazione diretta di un problema.
Ma non è il problema.
Logica ormai assolutamente diffusa ed accettata in medicina, ma che qui si approccia con la forma, con la postura.
Ristabilire la corretta postura è permettere al corpo di tornare a funzionare correttamente.
Come funziona questa rieducazione posturale?
La per entrambi i metodi, Mézières e Souchard, è la stessa, e si rifà al concetto di catena muscolare.
In pratica si rifiuta l’idea che ogni singolo muscolo sia una entità autonoma, un “pezzo” che assieme a tanti altri forma il corpo.
C’è una correlazione tra di loro in unità funzionali. Anche qui, a posteriori, un concetto banale.
Facciamo un esempio, il muscolo bicipite femorale flette il ginocchio.
E fino a qui niente di nuovo.
Ma ha davvero senso pensare solo al ginocchio che si flette? Preso da solo è un movimento inutile se vogliamo, acquista un senso solo se parte di un movimento più complesso, ad esempio il cammino.
Allo stesso modo considerare il bicipite “solo” come muscolo che flette il ginocchio è limitante. Ma messo in relazione ad altri muscoli, nell’ottica di una funzione complessa, acquista un valore tutto diverso.
Perché se quel muscolo è corto, o rigido, cambierà la mia forma, camminerò male. Dovrò cercare il modo di compensare al problema, magari usando di più l’anca. Che sovraccaricata nel tempo, inizierà a dolere.
E allora, curo l’anca che fa male o il bicipite rigido?
Secondo Mézières e Souchard curo il bicipite rigido.
Ma come? In cosa consiste la rieducazione posturale
Non esiste una ricetta uguale per tutti.
Nel complesso si parla di esercizi attivi e passivi, costruiti sul paziente dal terapista.
È diverso da altri metodi, come il Pilates, che non nasce come rieducazione posturale, e non prevedere delle manovre passive che il terapista applica al paziente.
Perché due pazienti con dolori diversi possono trovare una causa uguale.
Tornando all’esempio di prima, un bicipite femorale rigido può dare dolore all’anca, ma anche al ginocchio, o alla schiena. Il corpo di ogni paziente trova una sua strada per adattarsi al problema.
La conseguenza ovvia è che la strada per la guarigione sarà diversa per ogni paziente.
È quindi essenziale affidarsi ad un terapista preparato ed esperto, che sappia ascoltare il paziente, ma che sopratutto sappia guidarlo nel percorso terapeutico.
Questo è quello che ci proponiamo nel nostro studio: aiutare i pazienti a trovare le soluzione ai loro specifici problemi.