
Abbiamo già discusso di protrusioni ed ernie, e di alcuni dei meccanismi attraverso i quali questi possano provocare dolore.
Effettivamente, quasi tutte le persone che soffrono di mal di schiena e che effettuano una risonanza magnetica si troveranno infelici possessori di una o più protrusioni discali, ed a causa di questo è sempre più opinione comune che protrusione e dolore siano sinonimi.
E capita anche, purtroppo, che ciò venga sfruttato come capro espiatorio in tutte quelle situazioni dolorose che non rispondono a nessun trattamento. Dopotutto, “con una schiena così…”.

E quindi, le protrusioni fanno male?
Ni. Non sempre. Fortunatamente, perché se davvero ogni protrusione fosse sempre causa di dolore, due sarebbero le conseguenze:
- nessuno guarirebbe dal mal di schiena, perché come già detto, non si torna indietro, le protrusioni non rientrano. E noi fisioterapisti saremmo inutili
- praticamente tutti saremmo piegati con il mal di schiena
Si è osservato infatti è che una altissima percentuale di persone è “portatrice sana” di protrusioni, e cioè ha dei dischi degenerati senza aver magari mai sofferto di mal di schiena in tutta la vita.
Ottime notizie quindi. O per lo meno buone, perché anche se non fanno male, il fatto che ci siano deve suonare come un campanello di allarme.
Ma, e questa è la cosa importante, il fatto che ci siano delle protrusioni non significa che siano quelle a causare il dolore.
Come faccio quindi a capire se sia lei a far male?
Ricordiamoci sempre che la diagnosi deve essere fatta sul paziente e confermata dagli esami clinici, e non al contrario.
Fare la diagnosi sulla base del risultato dell’esame ed appiccicarla al paziente porta molto spesso ad errori anche grossolani.
Per determinare se sia lei a far male, è necessario, in ordine:
- fare una appropriata valutazione
- che il dolore abbia determinate caratteristiche di qualità e localizzazione
- che i sintomi rispondano ad opportuni test specifici per i nervi e/o per i dischi vertebrali
- che gli esami clinici confermino l’ipotesi fatta con i punti sopra
Ma com’è possibile che una protrusione non sia dolorosa?

Se la risonanza dice che c’è una protrusione, il disco ha un problema.
Magari la protrusione arriva anche a livello del midollo (“la protrusione impronta sul sacco durale”, frase tanto comune nelle risonanze).
Quello che tendiamo a dimenticare, è che il corpo umano è fatto decisamente bene. Questo significa due cose:
- sono concessi dei “margini di errore”. Tra le varie strutture c’è un del gioco che permette l’adattamento agli spostamenti dei tessuti dovuti al movimento e ad eventuali problemi. Se la protrusione spinge, il nervo, almeno un poco, si sposta.
- il corpo reagisce ai problemi adattandosi. Entro certi limiti ovviamente, ma ai professionisti capita di vedere risonanze o tac con dei quadri clinici disastrosi ma nessun sintomo.
E’ su questi due punti che si gioca la partita del fisioterapista.
Non siamo medici, e quindi non possiamo modificare il corpo come fanno i medici attraverso la chirurgia.
Quello che possiamo fare, e che facciamo, è sfruttare le capacità del corpo.
Attraverso varie tecniche, sia manuali che osteopatiche, si tratta il sintomo in acuto.
E con un appropriato percorso di rieducazione posturale si trovano delle strategie che consentano di adattarsi al problema.
Non potremo cancellare la protrusione, ma di sicuro possiamo insegnarvi a conviverci senza dolore!