Rieccoci a parlare del ginocchio, e di come possiamo fargli (o farci) male.
E quindi, parliamo dei legamenti crociati!

A cosa servono i legamenti crociati?
Prendendo spunto dall’ironica immagine qui sopra, potremmo dire che i legamenti crociati sono i guerrieri che combattono per la stabilità del nostro ginocchio.
In realtà il loro nome deriva dal fatto che, visti da di fronte, si incrociano a formare una X.
Sono due per ginocchio, uno anteriore ed uno posteriore, ma difficilmente vedrete un medico riferirvisi con il loro nome completo.
Nelle risonanze, o nei referti degli ortopedici, troverete la sigla LCA. Che ovviamente sta per Legamento Crociato Anteriore. Il posteriore? LCP. Ma questo viene lesionato, o rotto, molto meno frequentemente.
Assieme forniscono stabilità al ginocchio, sopratutto in direzione antero-posteriore.
In pratica il legamento crociato anteriore impedirà alla tibia di scivolare in avanti rispetto al femore (cioè alla gamba rispetto alla coscia).
Il posteriore viceversa.
Quello che però li rende davvero speciali non è il cosa fanno, ma il come lo fanno.
Grazie alla loro geometria di precisione, i legamenti crociati lavorano in sincronia per guidare il ginocchio nel movimento di flessione ed estensione.
Obiettivo: ridurre l’usura
La precisa meccanica del ginocchio è garantita da una serie di strutture passive:
- i legamenti crociati, di cui stiamo parlando
- i legamenti collaterali, stabilizzando il ginocchio nella direzione perpendicolare a quella dei crociati
- i menischi, che interposti tra le ossa fanno da cuscinetti, e delle cui lesioni parliamo in un altro articolo (i menischi e le loro lesioni più comuni)
- le ossa di tibia e femore, che con la loro forma reciproca forniscono la base del movimento
Questi attori lavorano tutti assieme, come gli ingranaggi di un orologio. Svizzero.

Se tutto funziona bene, possiamo campare cento anni senza dolori. E se moltiplichiamo gli anni per 365 giorni all’anno e per il numero di passi che facciamo (o dovremmo fare) ogni giorni, possiamo arrivare oltre ai cento milioni di passi in una vita. Che sono tanti.
Se qualche cosa si rompe, il chirurgo ha il compito di ripristinare nel modo più accurato questo meccanismo. E come per gli orologi svizzeri, più che scienza è arte.
Come si fanno a rompere i legamenti crociati?
Tirando troppo. Come dicevamo, hanno i compito di limitare un movimento in una precisa direzione.
Forzando, si stirano prima, rompono poi.
Tradotto in movimenti, i legamenti crociati soffrono in:
- una rotazione del ginocchio, e cioè una distorsione. Il classico cambio di direzione, con il piede ben piantato a terra ed il corpo che ruota.
- una distrazione mediale. E cioè quando, a gamba tesa, si riceve un colpo sul lato esterno del ginocchio. Tipico del calcio, quando un giocatore è in appoggio su una gamba per tirare e l’avversario entra sulla gamba in scivolata.
- una iperflessione del ginocchio, quando si piega il ginocchio velocemente ed al massimo. Tipico degli sciatori questa volta, quando dopo un salto cadono in dietro col sedere sui talloni.
- un colpo diretto sulla tibia. Capita in macchina, quando facendo un incidente si picchia la tibia sul cruscotto.
Questo è un elenco dei più tipici, ovviamente non esauriente, ma il concetto di base è uguale per tutti: si tira troppo.
E riguardandolo possiamo subito notare un ulteriore dettaglio: si parla quasi sempre di eventi traumatici.
I legamenti crociati, come tutti i legamenti in generale, sono fatti per durare, e sono fatti bene.
Non si rompono senza motivo, e per romperli servono delle forze importanti. Pensate che spesso non è nemmeno il legamento a cedere, ma l’osso al quale è attaccato!
È possibile che si rompano senza traumi in due casi:
- se sono stati indeboliti nel tempo da ripetuti sforzi o traumi non forti a sufficienza da romperli
- se sono indeboliti nella loro struttura, e questo può capitare assumendo alcuni tipi di farmaci. Ma questo è un altro paio di maniche.
Come faccio a capire se i legamenti crociati sono rotti?
Esistono una serie di test manuali che permettono di verificare la tenuta dei legamenti crociati.
I più famosi dei quali sono senza dubbio i test del cassetto.

Cos’è il test del cassetto?
In due parole: le ossa sono una il mobile e l’altra il cassetto. Il legamento crociato la serratura. Se tiro ed il cassetto di apre, cioè la tibia si muove, il test è positivo. Cioè la serratura non tiene, il legamento non tiene, e quindi è, verosimilmente, rotto.
Un test solo, per quanto possa essere sensibile e specifico, non è sufficiente, e per questo si esegue sempre una batteria di test. Valutandoli in gruppo si tirano le somme: se la maggior parte sono positivi, con alta probabilità il legamento è rotto.
Ma l’idea di fondo è sempre la stessa: faccio un movimento che mette in tensione il legamento crociato, e verifico se tiene.
Se la batteria di test è positiva, la conferma definitiva si ha con la risonanza magnetica. Solo con questo esame infatti è possibile visualizzare i legamenti ed il loro stato.
La lastra? Serve a poco, a meno che, come dicevamo prima, a cedere sia stato l’osso, e non il legamento. In questo caso si vedrà il frammento osseo attaccato al legamento vagare per il ginocchio, chiaro indice di qualche cosa che non funziona a dovere.
Ok, mi sono rotto, mi devo operare?
Qui la risposta è dipende. Da che cosa? Da cosa volete farci con questo ginocchio!
- siete sportivi e volete tornare alle vostre attività in sicurezza? L’intervento è fortemente consigliato.
- siete sedentari, ed al massimo fate una passeggiata ogni tanto? Si può sopravvivere anche senza legamento.
MA… ricordate però sempre quello che dicevamo all’inizio: il corretto funzionamento dei crociati limita l’usura.
Non intervenire significa accelerare i processi di degenerazione:
- prima dei tessuti molli, cioè menischi e cartilagini
- poi, quando questi son consumati, dell’osso sottostante. Quando nei referti si parla di osso subcondrale si fa riferimento a questo, all’osso sotto la cartilagine.
E quindi artrosi. Ed una corsia, se non preferenziale a scorrimento veloce, verso la protesi.
Volete qualche informazione più dettagliata sugli interventi? Ecco qui un bel link degli Istituti Ortopedici Rizzoli, dove troverete un documento semplice ma esauriente sull’argomento.
E la fisioterapia?
Da fisioterapista diciamo, ovviamente, che la riabilitazione dei legamenti crociati è essenziale!
Ma da fisioterapisti onesti dico: si possono ottenere degli ottimi risultati, fermo restando che il legamento si è rotto.
In cosa consiste una riabilitazione dei legamenti crociati?
Un percorso riabilitativo ben fatto deve coprire tre punti fondamentali:
- in prima fase bisogna gestire il dolore e contenere l’infiammazione. Come? Ci sono delle tecniche manuali specifiche, e si possono poi degli strumenti, come la Tecarterapia o la Limfa Therapy. Sempre senza dimenticare la terapia farmacologica (sempre e solo sotto prescrizione medica)
- in seconda fase l’obiettivo diventa mantenere la qualità e la quantità del movimento.
Se il crociato è rotto non potremo mai avere il movimento preciso di prima. E se è stato operato, il movimento sarà inizialmente limitato. Ed è importante agire in modo tempestivo, perché la reazione naturale del corpo sarà quella di bloccare la parte. - terza fase, lavorare sui muscoli. Il ginocchio non ha dei muscoli il cui compito sia nello specifico controllare il movimento del ginocchio. Ma ha dei muscoli che lo controllano ed, entro un certo limite, gli si può insegnare questo nuovo compito. Se saranno forti e tonici, ma sopratutto ben controllati, potranno sopperire alla carenza del legamento. In termini operativi si parla di ginnastica e riabilitazione propriocettiva.
- quarta fase, opzionale, e che in realtà altro non è che la parte finale della terza: il ritorno all’attività sportiva. Non tutti hanno questo obiettivo, ma per chi ce l’ha è importante studiare un programma di esercizi specifico per quella attività.
Pro e contro?
I pro sono che è possibile recuperare spesso quasi totalmente la funzionalità.
I contro che questo vale fino a quando i muscoli sono ben allenati. Basta un periodo di immobilità o qualsiasi evento che ci faccia perdere il corretto tono muscolare, e si vedranno riapparire dei disturbi.
Quindi si parla di un lavoro importante, e che sopratutto va capito e portato avanti nel tempo.
Questo è il metodo di lavoro consigliato nella letteratura internazionale e che abbiamo deciso di promuovere nel nostro studio.